Non lo è. Prima di tutto perché non è periodica, e dovrebbe esserlo. Poi perché non dà informazioni, non è utile e, forse, dovrebbe. L’ho iniziata per obbligarmi a scrivere (spoiler: non sembra abbia funzionato visto che non scrivo da febbraio). Obbligarmi a scrivere pubblicamente, perché la mia ferita narcisistica, mentre mi dice che non so fare un cazzo, vuole anche che io mi faccia vedere. Ha senso? Ovviamente no.
Allora, forse, questa è solo una lettera, che scrivo a tutti e a nessuno, che semplicemente vuole essere spedita. Non sarà perfetta, né strategica, né puntale. Sarà solo una lettera, senza scopo.
Perché io quando cerco uno scopo mi perdo. Quando cerco sempre la soluzione di tutto, spengo le luci che ho dentro una a una. E, tra l’altro, cercare la benedetta soluzione, fare nella speranza di un risultato, non ha mai funzionato. Non con me, non in questo modo. Mi ha solo fatto perdere il gusto delle cose.
Un giorno ho letto che la parola “amore”, nel vecchio dizionario di un sacerdote dialettologo di chissà che parte d’Italia, era riportata solo come sinonimo di “sapore”. Non scopo, soluzione, bellezza, senso. Solo sapore. Il gusto che le cose, tutte le piccole minuscole cose della vita, hanno.
Amore. Se non ci mettete amore nelle cose, la vita non sa di un cazzo e ve la potete magnare voi.
Parlo anche a tutte quelle parti di me che sanno che sto parlando con loro.